Young Adult (2011) – un film horror
Young Adult è un film di Jason Reitman e Diablo Cody uscito nel 2011, ed essendo io una sempre sul pezzo giustamente ve ne parlo nel 2018. Il motivo in realtà è molto semplice: ho visto questo film all’inizio dei vent’anni e mi ha colpito, ma è finita lì.
L’ho rivisto adesso che ne ho quasi 28 e continua a farmi pensare, ma è anche diventato simile in modo inquietante a uno spauracchio.
Mavis ha trentasette anni e una vita di successo: vive a Minneapolis in un bell’appartamento in pieno centro città, scrive libri young adult ed è scappata per un soffio a una vita di provincia in una cittadina puzzolente. Oltretutto in un’altra dimensione è Charlize Teron versione 2011, e di conseguenza bella come non mai.
Ah, dimenticavo: Mavis va a letto truccata, fa colazione attaccandosi a un bottiglione di coca-cola e si nutre a suon di fast-food. Ha il simpatico tic di strapparsi i capelli un cagnolino a cui è affezionata come a un bel gadget. Cosa più importante dal punto di vista pratico, è affetta da un blocco dello scrittore che le impedisce di finire l’ultimo libro della serie a cui lavora come ghost writer – ergo il suo nome non appare in copertina, ma è lei che ha scritto tutti i libri: la storia di una bella adolescente buona, popolare e piena di amici.
In un mattino come tanti riceve una mail molto speciale: il suo ex del liceo è diventato papà, e invita anche Mavis alla festa di benvenuto per la piccola! Mavis decide di andare a trovarlo e vedere come vanno le cose nella vecchia Mercury – non certo per tentare di aggrapparsi al suo vecchio amore!
Ciò che succede è – prevedibilmente – ciò che le mie amiche e io chiameremmo devasto: Mavis si rende conto che la sua vita in effetti va alla deriva pure se abita in città, ha un bell’arredamento e dorme con tutti gli sconosciuti che vuole.
Decide che il suo ex non ha bisogno d’altri che LEI per essere felice, e prova in tutti i modi a riconquistarlo alla faccia di moglie e bambina. Nel mentre instaura una contorta amicizia con l’ex sfigato della scuola, quello del crimine d’odio, un ragazzo in forte sovrappeso e creduto gay ai tempi del liceo che è stato picchiato brutalmente dall’allora squadra di football. Ora è parzialmente invalido, monta modellini e vive con la sorella.
Da una trama del genere potrebbe uscire una storia da mal di pancia per l’imbarazzo di seconda mano per i personaggi, pregna di patetismo. Scritta da Cody e girato da Reitman, viene fuori un racconto per il grande schermo effettivamente deprimente ma che ci farebbe stare più tranquilli se fosse anche brutto e dimenticabile in due secondi. Drammaticamente, non lo è.
Non lo è perché in un film basato sui personaggi e le loro psicologie, invece di darsi alle macchiette o a semplificazioni che farebbero scivolar via il tutto senza colpo ferire gli autori ci mettono davanti a personaggi che sono persone: persone con vite insolute, o risolte nella loro serena patina di blanda mediocrità. A un certo punto Mavis e Matt legano parlando di quanto odiano l’insopportabile e allegrissimo cugino in sedia a rotelle di Mavis: Matt perché se lo ritrova sempre a scassargli l’anima a suon di “EHI AMICO, TROPPO BELLA RAGA, POSSIAMO FARE CIÒ CHE FA LA GENTE NORMALE, ANZI ANCHE MEGLIO!” (Matt, ti sono vicina) e Mavis perché le ha rovinato il diciottessimo compleanno con il suo incidente invalidante.
Questo è il momento più allegro del film. Sul serio.
Mavis è un personaggio di un’amarezza incredibile: ha tutto, eppure da tempo fatica a provare emozioni. A Mercury tenta di dare una svolta alla sua vita umiliandosi e rifiutando di vedere la realtà per quella che è.
Allo stesso tempo, la vita da sposino con prole del suo ex non è presentata come un paradiso: il ragazzone ama moglie e figlioletta ma è comunque sotto pressione davanti alle nuove responsabilità di padre (cosa direi normalissima), sua moglie è la tipica tipa simpa, una alla mano! che tutti dovrebbero amare di default e che io trovo leggermente snervante nonostante non faccia assolutamente niente di male. Di mestiere fa pure l’insegnante di sostegno per bambini (e qui abbiamo una delle scene che meglio dimostrano come gli autori il personaggio di Mavis lo conoscano alla perfezione, vedere per credere). Questa mia antipatia per la moglie pazzerellona e Buona con la b maiuscola, più di altre mi ha turbato: non ho mai provato idiosincrasie nei confronti dei personaggi di finzione troppo buoni per essere veri, anzi, a volte mi piacciono e in certi casi (quando li scrive un autore/autrice comunque capace) possono darti degli spunti di riflessione sui diversi modi di reagire alle cose.
Eppure la moglie dell’ex di Mavis mi fa venire continuamente voglia di alzare gli occhi al cielo. E il motivo in realtà è semplice: anche lei è un personaggio molto umano, reale, e il suo atteggiamento è più costruito di quanto vorebbe far credere. Si mostra sempre sempre sempre simpatica e (forzatamente) rilassata, è comprensiva con tutti, fa cose da mamma fighissima tipo suonare in una band di sole madri che ci tengono a ricordare la loro situazione al pubblico entusiasta del baretto cittadino (quale sarebbe il nesso tra “non fischiateci troppo” e “abbiamo tutte dei neonati che ci aspettano a casa”? Eppure è una cosa iper realistica che potrebbe succedere anche da noi). Lei e il marito sono felici della loro vita non proprio esaltante, ma serena.
Mavis invece per tutto il film insegue la fantasia di riprendersi l’ex e questa vita pacata e a volte un po’ smorta, ma dove immagina di trovare finalmente soddisfazione esistenziale. Io credo sia un’illusione anche questa.
È un personaggio negativo, senza se e senza me, eppure spaventosamente reale: la tagline del film è “Tutti invecchiano. Non tutti crescono“, e in effetti è azzeccatissima. Mavis è rimasta incastrata in un loop temporale che ormai rende la sua vita marcescente, ed è un esempio di cosa può succedere quando stai uno schifo e rifiuti di fare qualcosa per risolvere il problema. Per questo è uno spauracchio: ciò che accade a lei potrebbe succedere a chiunque perda la bussola troppo a lungo e troppo ostinatamente.
Non so come sarò a 37 anni, però Mavis resterà senza ombra di dubbio qualcosa di spaventosamente vero dal quale cercare di fuggire a gambe levate.
Giulia, mi hai fatto venire voglia di vedere questo film! Sono sempre a caccia di qualcosa di originale, soprattutto un pò profondo e che faccia riflettere! ti consiglio Animali Notturni o Educazione Siberaiana. Mi sono rimasti molto impressi!
Educazione Siberiana ce l’ho in losta da quando uscì, mi hai ricordato che lo devo recuperare! Spero che anche a te piaccia Young Adult, a modo suo è un gioiellino!
Giulia, potresti fare la commentatrice di film di professione. Non ho visto questo film, ne ho letto solo alcuni commenti ma la tua analisi mi ha fatto venir voglia di andare al cinema e guardarmelo. Sono incuriosita dalla storia di Mavis, anche se un po’ mi fa tristezza. Credo sia proprio la sua condizione di avere tutto che la porta ad essere arida, a non godersi ciò che ha e voler a tutti i costi riavere ciò che ha perso.
Grazie, mi fai arrossire così! Young Adult è un film non particolarmente famoso ma che dice tantissimo con una sceneggiatura asciutta e che sa benissimo dove mirare. Regala amarezza ma può far riflettere parecchio.
Non l’ho ancora visto e devo dire che neppure a me piacciono i personaggi troppo buoni perché sembrano veramente impossibili da trovare nel mondo reale. Mavis mi sembra una donna molto sola che non riesce a trovare l’amore e che pensa di trovarlo nell’ex senza capire che il passato è passato.
Eh sì, per lei lasciare il passato dove sta nel corso del film si rivela difficilissimo. Lo identifica come il periodo in cui è stata al suo meglio, e in questo momento della sua vita vorrebbe solo tornare a quei momenti.
Io non ho mai voluto reincontrare i miei compagni del liceo. Mentre gli ex li ho reincontrati tutti tranne uno e ho riso un sacco complimentandomi con me stessa per non esserci rimasta. Guardarsi dentro è inevitabile al passaggio della decina (30, 40, 50…) ma credimi, più vai avanti e più si diventa indulgenti. Quindi, niente paura! 🙂
Mi fai stare un po’ meglio, davvero! Diventare meno severi, anche con se stessi, è una cosa che penso farebbe a molte persone (me compresa, mi sa tanto)!
Ciao! Avevo sentito parlare del film ma non l’ho ancora guardato. Hai fatto una bellissima analisi e per quanto io non sia un’amante dei film horror, mi hai incuriosito. Mi hai anche strappato un sorriso quando hai descritto la scena più divertente del film (quando prendono in giro il cugino di Mavis)
Grazie, mi fa davvero piacere che l’articolo ti sia piaciuto! In realtà è horror soprattutto perché ci si rende conto che quella di Mavis potrebbe diventare anche la NOSTRA realtà, se non stiamo attente, il che mi sa che può fare più paura di mille mostri! Quella scena è l’unica che secondo me fa pensare più a una commedia nera che a un film sull’angoscia esistenziale in effetti.
AAA paura pura cercasi! A parte per il fatto che la mia età coincide spaventosamente con quella della protagonista posso dire solo una cosa: pura realtà dei fatti! Ho visto solo i primi 5 minuti del film e già mi metteva l’ansia. Mi ero riproposta di guardarlo in un’altro momento. Momento mai avvenuto. Ma per vedere questo genere di cose alla mia età basta guardarsi attorno e probabilmente anche dentro. Vivo in una città che non contempla la profondità d’animo quanto le piccole città di provincia americane (anzi forse peggio) e posso dirti che il sentirsi alla deriva alla mia età e in un mondo tanto superficiale è facile! Complimenti per la tua analisi…
È proprio vero, questo film riesce a guardare in faccia e fare paura. Io ho deciso di prenderlo come un esempio in negativo dal quale cercare di tenermi lontana nei prossimi dieci anni e oltre!